Ciao a tutte voi, grandi Donne che, come me, avete sentito il bisogno di raccontare le vostre storie. Oggi aggiungerò la mia a tutte le altre. Ogni volta che ne leggo una mi sembra di sfogliare le pagine di diari segreti di persone che sento così vicine a me, sebbene lontane fisicamente e per esperienze di vita: donne sposate, più grandi di me, mamme… Oggi sarò io a rendervi partecipi della pagina più intima del mio cuore.
Sono una studentessa ventiduenne e tre anni fa (aprile 2012) ho conosciuto un ragazzo serio, timido e impacciato con le donne, più grande di me di poco più di un anno. All’inizio mi sembrava una persona scostante, sfuggente… non riuscivo a capirlo del tutto. In realtà era solo timidezza, timidezza che ancora oggi viene fuori quando si trova di fronte ad un estraneo. Anch’io sono molto timida, ma, nei primi incontri con lui, mi sentivo la più forte, la più determinata. Questo mi spaventava – perché accanto a me desideravo una persona che riuscisse a mettermi a mio agio e mi desse sicurezza – ma allo stesso tempo mi spingeva ad approfondire la conoscenza. Penso che in un rapporto si debba cercare un compagno che abbia tanto in comune con te, ma che sia anche diverso da te, perché quella diversità incuriosisce e stimola. Non ero convinta di lui, fino a quando iniziai a conoscerlo davvero. Lo sentivo realmente interessato a me, molto più di quanto lo fossi io dopo così poco tempo dall\’inizio della frequentazione. Poco alla volta stava svelando il suo vero carattere: una persona con forti principi e valori, appassionato di religione e filosofia, un po’ insofferente verso i suoi studi di economia, scelti per lo più pensando al futuro lavorativo, estremamente estroverso non appena prendeva un po’ di confidenza con la persona che aveva davanti, bello, premuroso, spiritoso, dolcissimo. Era fatto per me! Per nulla al mondo avrei mollato la presa! Il tempo passava e noi vivevamo felicemente la nostra storia. Le discussioni non mancavano, a volte anche accese, ma per entrambi erano occasioni di confronto, motivi per comprendere i rispettivi punti di vista. Siamo giovani, lo so, ma parlavamo già di dove andare a vivere insieme, di quali lingue e strumenti musicali far studiare ai nostri figli. Più di una volta diceva di volere che fossi io la madre dei suoi figli. Lui, con il suo carattere solare e tenace, ha sempre faticato a confrontarsi con il mio, più solitario e introverso. Sono una persona che si mette sempre in discussione, che ragiona molto sulle cose, sono la peggior critica di me stessa, invece lui è istintivo e passionale, il suo bicchiere è sempre mezzo pieno. Sono qualità che ho sempre appezzato in lui, sono gli atteggiamenti che avrei voluto avere io nella vita e che, per mia natura caratteriale, tendo a non adottare. Con lui sono cresciuta, cresciuta tanto, perché lui è sempre stato più grande della sua età. Tutto procedeva bene, io ho conosciuto la sua famiglia, lui la mia e le impressioni di entrambi sono state positive. Suo padre non è stata una persona molto presente e affettuosa, né con lui né con i suoi fratelli. Sono cresciuti da soli, aiutandosi a vicenda e aiutando la madre. La mia famiglia, invece, è sempre stata attentissima ai miei bisogni e alle mie esigenze: figlia unica, super coccolata, ma mai viziata. Lui ha sempre detto di me che ero diversa da tutte le altre ragazze, che la mia specialità era nell’essere altruista, pura, senza invidia, senza frivolezze. Le cose andavano fin troppo bene ed è stato proprio in questo momento che l’equilibrio si è spezzato.
Siamo a settembre-ottobre 2014, ultimi esami, consegna della tesi, stress su stress. Passavo le mie giornate con il naso sui libri, preoccupata che qualcosa andasse storto e deludessi me stessa e la mia famiglia. Anche lui era occupato con la tesi, ma molto più tranquillo e sicuro di sé. Non è paranoico e puntiglioso come me. In questo periodo la nostra storia ha risentito della stanchezza fisica e mentale di entrambi, ma soprattutto della mia: meno rapporti (non per volere di lui, ma perché l’asse delle mie priorità era spostato su altro) lo facevano sentire trascurato e frustrato. Io non me ne rendevo conto o forse non davo troppo peso a certe sue affermazioni o comportamenti che mi avrebbero dovuto far capire che a lui non andava bene così. Sarebbe stato sufficiente parlarne di più, confidarsi con me, aprire il suo cuore. Arriviamo a novembre, cerimonia di laurea: tutto va per il meglio. Festeggiamo, ci sono le nostre famiglie. Riprendiamo una vita più regolare. Io mi iscrivo alla Specialistica, lui decide per un Master. È molto preoccupato ed incerto sul suo futuro. La sua famiglia vive all\’estero, non ‘naviga nell’oro’. Inizia a sentirsi pesante. Vorrebbe subito trovare lavoro. Prova ad andare in Inghilterra, in Germania, ma non è così facile come si racconta. Inizia a farsi sempre più cupo. Passa le sue giornate a cercare lavoro su Internet, nell’attesa di iniziare un tirocinio. Non abita più nella mia stessa città. Si trasferisce a circa 1 ora e mezza di treno, dove può appoggiarsi ad amici e smorzare un po’ le spese. Un giorno mi accorgo che ha stretto amicizia su un social network con una ragazza iscritta alla mia stessa facoltà, ma un anno più piccola. Gli chiedo come sia possibile che la conosca. E lui mi risponde che l’ha aggiunto lei dicendogli di averlo visto sul treno. La cancellerà perché non sa chi sia. Lo fa, ma lei lo aggiunge di nuovo. Un giorno, guardando il suo tablet, scopro che i due parlano, parlano spesso, che lui le chiede informazioni su degli affitti e su un corso di lingua che vorrebbe fare. Mi infurio e non capisco perché ci sia il bisogno di domandare queste cose a lei, non la conosciamo! Mi chiede scusa e mi dice che è una ragazza gentile e che ci ha fatto due chiacchiere in amicizia. Gli credo. Gli credo perché non sono una persona che impedisce al fidanzato di avere delle amiche. Non sopporterei che lui lo facesse con me. Ma gli amici, gli amici veri, non sono quelli che ti aggiungono sui social inventando di averti visto su un treno! La cosa però muore lì.
È Natale, ritorno a casa per le vacanze (abito a 1000 km dalla città in cui studio e vivo) e mi concentro nuovamente sugli esami da fare alla fine delle feste. Ci sentiamo regolarmente, lui mi racconta delle sue preoccupazioni, dei colleghi simpatici che ha conosciuto al Master. Una sera lo chiamo più volte e non mi risponde. Il giorno dopo mi dice che gli avevano offerto da bere e lui, astemio da sempre, a metà bicchiere avvertiva già di essere ubriaco. Gli dico che è impossibile che lui abbia bevuto, in tre anni che lo conosco non l’ha mai fatto e ha giurato che non l’avrebbe fatto mai! Sono perplessa. Mi dice di essere cambiato, di sentirsi ‘sporco’, di non riconoscersi più. Mi arrabbio, cerco di dargli uno ‘scossone’: ha 23 anni, è intelligentissimo, non può deprimersi per il lavoro. È laureato da solo un mese, cosa pretende?! Deve avere pazienza! Gli dico di non parlarmi fino a che non sarà ritornato in sé. Per alcuni giorni sono un po’ fredda con lui. Una sera mi chiama e mi dice che mi ha tradito. Scoppio a ridere e gli chiedo se sia di nuovo ubriaco. Lo sento piangere appena. Continua a dirmi che mi ha tradito e che devo lasciarlo. Gli faccio delle domande del tipo: “e con chi mi avresti tradito?”. Non mi risponde. Continuo a non prenderlo sul serio e lui a ripetermi di lasciarlo. Inizio a pensare che me lo stia dicendo solo perché sa bene che non lo sopporterei e che forse davvero lo lascerei ed è quello che lui vorrebbe in questo momento: si sente fallito, non si sente uomo -perché dipende dalla sua famiglia, non si sente alla mia altezza, non sente di meritarmi (affermazioni che mi ripeteva spesso nei suoi momenti di tristezza e che io cercavo di togliergli dalla testa) ..tutto perché non ha un LAVORO! Lui non mi contraddice quando io tergiverso il senso delle sue parole! Non mi dice: “fermati, io ti ho tradita davvero. Non sto cercando una motivazione falsa per essere lasciato”. Continua ad essere triste nei giorni successivi. È spento.
Torno nella città in cui studio. Viene a prendermi alla stazione. Sembra diverso, più sereno. Dice che vuole starmi vicino. Una sera scopro che ha chiesto a quella famosa ragazza di aiutarlo con una lettera di candidatura per un’offerta di lavoro. Gli domando perché non abbia chiesto a me e lui si giustifica dicendo che non voleva disturbarmi perché ero occupata con lo studio. Gli credo, ma la ‘ lampadina del sospetto ’ inizia ad accendersi. Passano 10 giorni e arriva febbraio. Lui mi sembra decisamente più felice, lo sono anch\’io, che ho ripreso le lezioni. Lui sta facendo dei colloqui. Davvero va tutto bene… fino ad una sera, un venerdì sera, in cui mi arriva una telefonata da un numero privato. Al mio “Pronto” una voce femminile, dall\’altra parte, mi chiama ‘cornuta’ e mi dice di aprire gli occhi, di svegliarmi. Non ho il tempo di replicare nulla perché mette giù subito. Forse non avrei saputo neppure cosa dire. Avevo il cuore in gola. Le mani fredde. Chiamo lui. Gli racconto tutto. Mi dice: “Ho appena cambiato la foto del profilo di Whatsapp e ne ho messo una in cui siamo insieme. È qualcuno che mi controlla”. Mi convinco che sia uno scherzo di cattivo gusto o una ragazza stupida che potrebbe essere interessata a lui. È soprattutto la sua risposta che mi dà sicurezza: anche lui è stupito e sembra non avere la minima idea di chi possa essere. Trascorro i giorni successivi in uno stato di inquietudine: non riuscivo a concentrarmi, avevo fibrillazioni, il sonno disturbato. Esattamente una settimana dopo quella telefonata inizia il mio Inferno.
Esco dalla palestra, lui viene a prendermi. Siamo quasi vicini a casa mia. Da un vicolo esce la famosa ragazza accompagnata da un’amica. Ci aspettava. Si fionda come un fulmine verso di me, dice di volermi parlare. Lui mi tira. Sono frastornata. Mi sento svenire. Lui grida, guardandola dritta negli occhi. In tre anni non l’ho mai sentito gridare. Lei mi chiede se ho letto il messaggio che mi ha scritto. Non ho letto niente. Sono appena uscita dalla palestra. Lei si agita. Prego lui di non alzare la voce: siamo in mezzo alla strada, cosa dovrebbero pensare le persone vedendoli gridare? All\’improvviso lui, stremato, dice: “va bene, ti ho tradito con questa schifezza!”. Mi sale un nodo alla gola. Butto la borsa della palestra a terra e prendo il cellulare. Inizio a leggere. Lui intanto va via. Forse sono stata proprio io a dirgli di andare, ma non lo ricordo. Lei e la sua amica rimangono con me. Lei mi prende dal polso. Non ha fiato. Nega di essere stata lei a telefonarmi (e dovrei crederci?). Ho brividi lungo tutto il corpo, ma inizio a leggere. Lei ha iniziato a scrivergli, ma lui ha colto la palla al balzo per chiederle di vedersi, il 10 dicembre, prima che partissi per le vacanze. Lei dice di aver trascorso una giornata bellissima e che lui l’ha baciata, che non è venuto a salutarmi quando sono partita perché aveva succhiotti sul collo. Si sono visti altre volte, hanno dormito assieme. Lui diceva cose terribili su di me: non mi curo, sono depressa, non mi lascia soltanto perché ha paura che possa farmi del male, non mi ha mai amata, sta insieme a me solo per i soldi. Mi sento trafitta dal dolore. Non riesco a guardarla in faccia. A testa bassa cammino, le dico che ha fatto bene a parlarmi, ma che ora deve andarsene. Lei continua a dirmi che ha le prove di tutto questo, che doveva dirmelo perché le dispiace per me, ecc. Io entro in casa, chiudo la porta. Sono senza parole. Fredda come il ghiaccio. Non riesco a piangere, non riesco a far nulla. Cammino su e giù per la stanza. Provo a telefonare a lui. Non risponde. Chiamo un suo amico e lo supplico di telefonargli e dirgli di non fare stupidaggini. Scopro che i suoi due coinquilini sono al corrente di tutto da mesi e hanno cercato di farlo ragionare, invano. Chiudo la telefonata e sento bussare alla porta. Penso che possa essere lui… Invece è lei, lei che pensa che io nasconda lui in casa. Vado su tutte le furie. Le dico di sparire. Lei mi chiede di abbassare la voce e mi dice che anche lei è capace di urlare. Le dico di dimenticare la mia faccia e dove abito, che non voglio sapere più niente. Lei insiste che comunque ci vedremo in facoltà. Le sbatto la porta in faccia mandandola a quel paese. Intanto vengo a sapere che lui è andato a casa di un nostro amico. Cerco di parlargli, ma non mi risponde. Si chiude nel totale silenzio. Passo la notte insonne, mi confido con la mia migliore amica. Non piango, mi domando solo “perché? perché mi nega la possibilità di sapere cosa sia successo davvero? posso fidarmi di una ragazza così? voglio la sua versione, voglio che mi dica in faccia tutto!” Il giorno dopo lui e il suo amico vengono a casa. Lui fa finta di niente. Non lo capisco. Non so se lo faccia perché siamo in presenza di quest’altro ragazzo. Appena rimaniamo da soli gli chiedo di parlare. Non vuole farlo. Scappa via, ancora. Inizio a disperarmi. Non so più cosa fare. Voglio solo sapere la verità! Ho il diritto di sapere! Prendo il treno e vado a casa sua. È impazzito. Ride. Fa finta che non sia successo niente. È chiaramente una reazione alla situazione traumatica che sta vivendo. I suoi coinquilini sono perplessi quanto me. Sul mio viso ci sono delusione e indignazione. Vorrei prenderlo a schiaffi, calci e pugni per il suo atteggiamento strafottente. All’improvviso si calma, riprende ad essere ‘normale’ e inizia a raccontarmi. Non sa dirmi perché l’ha fatto, forse si sentiva trascurato, forse era un dispetto, un modo per attirare l’attenzione. L’ha baciata in tre occasioni: la prima volta che si sono visti, la sera che era ‘ubriaco’ (e in cui hanno dormito insieme a casa di un’amica di lei) e un altro giorno in cui lei aveva prenotato una stanza d’albergo. Mi dice che gli fa schifo, che gli mandava video e foto in cui era nuda, che lui non ha saputo controllarsi. Ha cercato di allontanarla e di non vederla più, ma lei minacciava di raccontarmi tutto, lo seguiva, si faceva trovare sotto casa sua. Piange. Io non so cosa fare, cosa pensare. Ho un vuoto dentro che mi sta logorando l’anima. Gli chiedo se ha davvero detto che sono depressa, che non mi curo, ecc., e soprattutto se prova un sentimento per lei. Mi risponde che una sera avevamo litigato e sì, aveva detto cose brutte su di me, perché era arrabbiato, ma non quello che mi ha riferito lei. Mi ama, mi ha sempre amata e mai ha pensato di lasciarmi per l’altra, che odia e con cui non ha mai fatto sesso. La sensazione che provavo in quel momento non riesco a spiegarla: era gratitudine verso Dio, per essere stata messa al corrente di tutto, ma allo stesso tempo confusione e avvilimento. Mi domandavo: quanto sono vere le sue parole? e se sta mentendo? l’ha fatto per due mesi, senza avere un crollo psicologico! Ha aspettato che lei me lo confessasse. Ha continuato a baciarmi e a dormire con me. A dirmi ‘Ti Amo’. Non nascondo di aver creduto alle sue parole, al suo pentimento. Ma non riuscivo davvero a capire come avesse fatto a far finta di niente. Lui dice di avermelo detto, durante le feste, ma io non gli avevo creduto. È vero. Gli rinfaccio di aver rovinato tutto, di essersi rivelato un’altra persona. Sentivo di avere davanti a me un uomo che non avevo mai visto, travestito dal mio fidanzato. Uno sconosciuto. Un perfetto estraneo. Le lacrime mi rigavano il volto. Provavo ad essere logica e lucida e continuavo a dirgli che se mi era capitato tutto questo ci doveva esserci un motivo: dovevo imparare ad essere più forte. Mai nessun uomo mi avrebbe fatto provare quello che sentivo in quel momento. Mai più! Dovevo accettare questa sfida che la vita mi aveva posto, scrollarmi di dosso quelle macerie e rialzarmi. Lui era lì, accanto a me. Ascoltava le mie parole di auto-convincimento. Io lo guardavo, con sguardo assente, e la mia mente intanto non si fermava nemmeno per un secondo, continuava a pensare e pensare e pensare. Lui sapeva di meritare che lo lasciassi, allora la scelta spettava a me. Avrebbe accettato qualsiasi decisione. Amiche mie, chiedo a voi, cosa avreste fatto? I miei sentimenti per lui erano cambiati: non avevo più fiducia, mi sentivo tradita dal mio compagno, dal mio migliore amico, dal mio amante. Ma in fondo al mio cuore sapete cosa c’era? C’era ancora amore per lui. E c’è tuttora. Mi sono presa il mio tempo per pensare. Gli ho fatto più volte ripetere la cronologia dei loro incontri. Mentre lui mi raccontava io provavo a ricordare cosa stessi facendo in quei momenti. Come avevo potuto non accorgermi di quello che mi accadeva intorno? Ce l’avevo con lui e con me stessa. Come eravamo arrivati a quel punto? Ho riflettuto, ho passato notti insonni, ne passo ancora, ho avuto incubi. Sognavo lei, la sua voce, la violenza con cui mi aveva fermato quella sera. Sognavo litigi, sognavo sconosciuti che mi aggredivano. Mi svegliavo piangendo o urlando.
Insieme abbiamo deciso di provare a ricominciare da capo. Di riscrivere la nostra storia. Sento di avere una ferita nell’anima, che si rimarginerà solo faticosamente. Ogni volta che penserò al mio passato, ogni volta che mi guarderò indietro, questo episodio riemergerà. È lì. Come un fantasma. Almeno per ora. Lui mi ha fatto delle promesse. Me le aveva fatte già tre anni fa, lo so. Ma credo che questa lezione sia servita soprattutto a lui. Ogni tanto prendo il suo cellulare e lo controllo. Lo faccio davanti a lui. Lui è scocciato, dice che non gli sembra carino che lo faccia. Gli dico di aver bisogno di ‘metabolizzare’ tutto il male che mi è piovuto addosso, a modo mio e con i miei tempi. Allora lui si arrende e mi lascia guardare. Fa finta di niente, come se il tradimento non fosse mai avvenuto. Ha davvero resettato tutto? Oppure è solo quello che fa vedere a me? Io invece non gli nascondo che, a volte, i pensieri mi riportano a quella sera e questo accade soprattutto quando sono sola, dopo cena, quando svuoto la mente dai pensieri della routine quotidiana. Quando lui dorme con me sono più tranquilla. Lo guardo e penso che lo amo, che non vorrei fosse in nessun altro posto se non lì con me. Che se lo avessi mandato via, se lo avessi allontanato da me per orgoglio femminile sarei a casa, da sola, a pensare a lui, alla vita che avremmo potuto avere. Pensate che abbia legato la mia vita a lui? Penso che abbiate ragione. L’ho perdonato. Perché abbiamo vent’anni. Perché di una seconda chance potrei avere bisogno anche io in futuro. Perché mi sento anch’io colpevole di non averlo fatto sentire desiderato in quei mesi. Abbiamo riscoperto la nostra intimità. C’è molta più intesa. C’è molta più voglia di stare insieme. Ci siamo promessi di non darci mai ‘per scontati’. Il giorno che l’uno trascurerà l’altro sarà il giorno in cui la nostra storia non avrà più ragione d’esistere. Ho ripreso quell’enfasi che avevo agli inizi, quando ci conoscevamo appena, e cerco di trasmettergliela sempre, per far capire a lui, ma soprattutto a ME, che sto voltando pagina.
Se volessi accostare un’immagine a me stessa, sceglierei quella dell’Araba Fenice, che muore, ma rinasce dalle sue ceneri: la sua morte <<presuppone un dolore ma contempla anche una continua resurrezione>> .
Azzurra
Marzo 12, 2015 at 16:12
Cara ArabaFenice…sai anche io mi sono sentita tale qualche anno fa!!!
Ti auguro di riuscire a voltare pagina definitivamente…guarda al futuro e, se sei davvero convinta che sarà con LUI…allora non voltare più lo sguardo al passato, ma continua la tua strada verso la felicità!
Un abbraccio.
Nenè
Marzo 24, 2015 at 14:15
Sono felice che tu stia riuscendo a voltare pagina, ma soprattutto che lui sia veramente pentito di ciò che ha fatto.
Anch’io come te sto cercando di ricominciare ma è dura, sono serena solo quando lui è accanto a me, quando il telefono squilla e posso realmente constatare che non è lei…
Vai avanti c’è qualcuno che impara dai propri errori e spero che lui sia uno di questi.
Purtroppo il domani non può prevederlo nessuno, ma hai la fortuna di essere giovane e di avere tempo davanti a te e questo tempo ti aiuterà. Ci sarà un giorno in cui ci sveglieremo e il dolore non sarà così intenso, ma sarà dura arrivare a quel giorno.
Tamara
Febbraio 3, 2017 at 19:14
Io purtroppo devo dirti che le persone non cambiano….stai sempre attenta e fidati sempre del tuo istinto…..anche a me fece una promessa….ma esattamente dopo un anno mi fece la stessa identica cosa..