Spesso capita che per levarci dall’imbarazzo o dall’angoscia nel non sapere cosa dire a qualcuno che soffre, ricorriamo al cliché più inflazionato: il tempo.
La mia storia non parla di matrimoni finiti o ricuciti, ma parla di un amore ostinato che sfida ancora oggi le dinamiche temporali e non mi lascia ancora in pace. Il mio fidanzato ed io abbiamo avuto nei 6 anni passati insieme una di quelle storie che solo a raccontarle ti fanno sorridere sinceramente il cuore: complice la giovane età siamo sempre stati convinti che qualsiasi cosa sarebbe successa, ci saremmo sempre ritrovati, uniti, come dicevamo sempre, dal filo rosso del destino. Le cose belle diventano meravigliose, però, quando vengono messe alla prova: conobbi un ragazzo in un momento molto difficile della mia vita, diventammo amici, complice la distanza non andammo mai oltre. Dopo due anni però, iniziai ad avere segni di cedimento psicologico a causa di forti traumi mai metabolizzati. Lasciai l’università, tornai a casa, iniziai una terapia e con questa (che fu poi la strada che mi portò a stare bene) iniziò il mio periodo più buio. Non mi sentivo capita dal mio compagno, sembrava di parlare con un estraneo che realmente non vedeva la mia sofferenza, così un giorno gli parlai di questa persona e di come pensassi di doverlo rivedere perché sentivo di non esser stata sincera con me stessa fino in fondo. Una sincerità dolorosa, ma necessaria, non volevo nascondergli nulla. Io e il mio compagno ci lasciammo dopo un bacio che ci fu con il terzo, non fu quella la causa, ma il nostro continuo trascinarsi era arrivato ormai ad un punto di non ritorno. Ero persa. Non mi amavo, non avevo una strada (io, la persona più determinata e sicura), non provavo nulla se non una confusione asfissiante. Iniziai una specie di relazione con il terzo, che altro non ha fatto altro se non utilizzarmi come diversivo nelle serate noiose mentre io ero sempre alla ricerca di quell\’amore che da bambina mi era stato negato. Passa un anno, io e il mio ex manteniamo sempre i rapporti, sinceri e consapevoli. La mia tempesta passa, la terapia funziona! Inizio a vedermi, a perdonare e perdonarmi per tutto il dolore causato al mio ex e alla mia famiglia. Lui è sempre presente. Fino a quando non decido di essere sincera con lui, dicendogli che lo amo ancora, che mi dispiace per tutto e che ho capito le ragioni profonde per le quali ho agito così. Comprendo che non è \”dovuto\” il perdono, ma per chiudere il cerchio e lasciarlo andare dovevo essere sincera e raccontargli cosa fosse successo nel mio cuore. Lacrime, “ti amo” ripetuti mille volte da entrambi, abbracci intensi…fino a quando mi dice di aver iniziato a vedere una ragazza, che non le interessava realmente ma che avrebbe voluto \”provare\” quello che ho provato io. Gli dissi che avrei combattuto e così feci per un mese, fino a quando lui non si sentí obbligato nel dirmi che non mi amava più e che voleva stare con lei. Lo guardai negli occhi, che dicevano tutt\’altro, ma lo lasciai andare, gli diedi un quaderno con dei disegni, su ogni pagina c\’era un motivo diverso per il quale lo amavo. Non ci sentimmo più per 5 mesi, mesi in cui io mi concentrai su me stessa, nel ritrovarmi ancora nel dolore e nel vedere le cose belle, lui vivendo una relazione apatica, pensandomi. Ritornò, dicendomi che non era riuscito a dimenticare, che c\’aveva provato ma voleva darmi quel famoso quaderno che aveva continuato con le sue ragioni, le ragioni per le quali mi amava, che aveva paura del fatto che io potessi innamorarmi di qualcuno e perdermi per sempre. Ci siamo visti dopo 5 mesi di silenzio più assoluto, io rimasi ferma nei miei sentimenti, lui in un vortice di dolore e perdizione dal quale non riesce ancora ad uscire se non “appoggiandosi” ad altre persone, dice di amarmi, di non amarmi più, di non capire, di non riuscire a perdonare quell\’annus terribilis che nonostante formalmente lasciati, io ho passato rincorrendo un altro. E di nuovo sparisce, mi dice che le cose che mi ha detto le sentiva davvero, che il quaderno è reale, ma pensa che sia tutto ormai sgretolato e che ha bisogno di tempo per stare da solo (cosa che io più volte gli ho consigliato, invece di nascondere il dolore sotto il tappeto). Ci salutiamo dopo 5 ore spese a piangere per telefono, di me che tento di rassicurarlo del fatto che troverà la serenità nonostsnte tutto, di lui perso che non sa cosa vuole. Dopo due settimane lo rivedo con lei. Gli amici in comune mi confermano, ad oggi, che lui sia consapevole del fatto che sia una cosa sbagliata illudere questa ragazza quando la sua testa è chiaramente da un\’altra parte (non da me, ma da un\’altra parte sicuramente), che non vedono amore nei suoi occhi e che è un periodo buio molto lungo che passerà. Io non riesco a non sentirmi tradita, non riesco a vedere la bellezza collaterale in questo dolore, non riesco a non sentirmi in colpa perché se è vero che ho chiesto perdono, dimostrato pentimento e spiegato le ragioni profonde, è partito tutto da me. Adesso siamo due persone diverse da quelle che quasi 7 anni fa si sono innamorate guardando un vulcano eruttare, e non riesco più a vedere speranza fino a quando lui non si prenderà cura di se stesso con o senza di me. Intanto il tempo passa. Ed anche se in questo caso il tempo si è rivelato tutt\’altro che un gran dottore, non riesco a smettere di sperare che ci sia un disegno più grande, una gioia più pura e vera per me e per te che sei arrivata/o fin qui solo per trovare un po\’ di conforto. Grazie per essere arrivato a fin qui, se ti va lascia un commento a quello che vuole essere lo sfogo di una quasi-donna stanca, sarò felice di leggerti. Un giorno tutto questo dolore non farà più male, ci sveglieremo e saremo nuove, più mature, più belle e forti.